Tra i Comuni di Pomezia ed Ardea a sud del territorio di Roma Capitale, si estende una amplia porzione agricola di notevole bellezza oltreché di notevole caratterizzazione storico archeologica.

in copertina: La “Carta dei cacciatori” redatta da Eufrosino della Volpaia nel 1547, in cui non risulta rappresentato il casale di Valle Caia al contrario di Torre maggiore che è raffigurata lungo la “strada che va a Ardia” e la “strada che va a Campomorto” (antico nome del borgo di Campoverde)

L’area di Santa Palomba con il suo valore storico ed archeologico

Conosciuta ai più per l’area industriale sorta negli ultimi cinquant’anni, si ignora che perfino il toponimo, dedicato ad una santa inesistente, ha anch’esso origini che risalgono alla notte dei tempi: “Santa Palomba” deriverebbe infatti dall’unione dei latinismi “Septae” – da cui ad esempio derivano i toponimi delle zone di Setteville e Settebagni – ad indicare nell’alto medioevo la presenza di antiche “murature” romane, con ogni probabilità quelle dei ruderi delle numerose ville che sorgevano nel circondario, definite spesso “Palumbae” che nel medioevo erano zone con rovine romane, dove si svolgeva la caccia ai piccioni, uccelli che sono infatti soliti colonizzare anfratti e ruderi abbandonati.

Entrambi i termini che hanno dato vita al toponimo si riferirebbero alla presenza di antiche vestigia nell’area che di fatti venne intensamente sfruttata in età romana dal punto di vista agricolo.

Interessante notare la continuità d’uso territoriale nei secoli legata alla produzione, anticamente agricola e invece oggi industriale.

Tavola del catasto alessandrino Valle Caia

La tavola del Catasto Alessandrino dell’agrimensore Francesco Calamo, del 26 marzo 1660, raffigurante la tenuta di valle Caia di proprietà del principe Camillo Pamphili.

Anche nel medioevo, come in età romana, l’area risultò di notevole importanza per la città di Roma: nonostante la caduta dell’Impero Romano, infatti, la produzione agricola continuò. Ne è traccia la riorganizzazione delle campagne dell’VIII secolo imperniata nell’edificazione, ad opera dei pontefici Zaccaria e Adriano I, di ben dodici domuscultae, ossia grandi “centri di coltivazione”, fattorie per la produzione agricola, in seguito alla caduta dell’Africa del Nord sotto il dominio musulmano e la conseguente perdita degli ingenti rifornimenti granari verso Roma che da li provenivano annualmente.

Ben tre di queste fattorie vennero erette in questo territorio, sfruttando le antiche strade romane il cui utilizzo continuò incessantemente anche nel medioevo. Il territorio gravitante intorno all’odierna Santa Palomba venne sostanzialmente diviso fra tre di questi particolari centri agricoli, con la funzione proprio di riattivazione agricola ed economica del territorio: la domusculta Calvisiana (probabilmente situata ove oggi sorge il casale della Solforata nei pressi dell’antica Albunea), la domusculta Sulpiciana (identificata con ogni probabilità in località Santa Fumia) ed infine la domusculta Sant’Edisti, che con ogni probabilità, in base ad un passo del Liber Pontificalis, dev’essere riconosciuta proprio nel sito ove oggi sorge Torre Maggiore, ossia tra l’antica strada per Ardea – odierna via Laurentina – e la strada per Conca (Borgo Montello) – odierna via Ardeatina.

Dalla Torre Maggiore all’odierno Casale

In effetti, anche l’odierno assetto degli edifici del circondario, proverebbe tale tesi. Intorno alla torre Maggiore, meraviglioso complesso risalente all’alto medioevo, e che oggi si presenta nel suo ultimo aspetto seguito ai restauri del XII secolo, si sviluppano una interminabile serie di torri e di castelli medievali: basterà ricordare il meraviglioso castello del Cerqueto, risalente sempre al XII secolo ed in connessione visiva con l’area di valle Caia, ovvero tutto un insieme di torrette minori, come la torre della Cirfaldina, oggi crollata e di cui restano alcuni blocchi nei pressi del casale cd. di “Torremaggiore”, in antico conosciuto col nome dicasale della Solforatella. Altre torri minori, oggi non più visibili, sorgevano in quest’area.

Il casale raffigurato nella tavola del catasto alessandrino

Particolare della tavola del Catasto Alessandrino raffigurante la tenuta di valle Caia di proprietà del principe Camillo Pamphili. Si noti la precisa raffigurazione del casale cosi come lo conosciamo ancora oggi.

Una di queste torri, con ogni evidenza, sorgeva proprio nei pressi del Casale di Valle Caia, in posizione strategica a protezione del Castello del Cerqueto e della strada di valle Caia, di sicura origine romana – il nome deriverebbe con ogni probabilità dal nome di uno dei proprietari di questa tenuta.

Una porzione dell’odierno casale in effetti, presenta le tracce e la pianta di una torre, decurtata ed inserita in un ampliamento risalente proprio alla fine del Cinquecento.

Se, di fatti, la prima carta moderna della Campagna Romana, la “Carta dei Cacciatori” realizzata da Eufrosino della Volpaia nel 1547, non raffigura nell’area dove oggi sorge il casale importanti evidenze, una delle tavole catastali, del primo catasto moderno, il “Catasto Alessandrino” – voluto da papa Alessandro VII Chigi – raffigura il casale esattamente come lo possiamo ammirare oggi.

La tavola datata 26 marzo 1660 attribuisce la proprietà al principe Camillo Pamphili. Il recupero di questo casale si legherebbe a questo principe e al suo matrimonio!

Camillo Francesco Maria Pamphili era infatti cardinale, per la precisione il “cardinal nepote” ai tempi di papa Innocenzo X – il quale regnò dal 1644 al 1655 – e decide di lasciare l’abito talare per sposarsi il 10 febbraio 1647 presso il castello di Torrenova, ancora oggi visibile su via Casilina, con la bellissima principessa Olimpia Aldobrandini, vedova del Principe Paolo Borghese.

La scelta di Camillo non venne tuttavia condivisa dalla madre di quest’ultimo, la celebre “Pimpaccia”, al secolo donna Olimpia Maidalchini cognata del pontefice, la quale convinse il papa, prima della definitiva riappacificazione, a revocare gran parte delle rendite economiche al figlio. Con ogni probabilità anche da questi fatti derivò la scelta del principe di riattivare la tenuta di Valle Caia e di inserire le rovine dell’antica torre nel moderno casale.

Il casale Torlonia

Il Casale di Valle Caia nella sua veste di fine Cinquecento, inizi Seicento. Si noti il meraviglioso portale bugnato, sopraelevato dall’arme della famiglia Torlonia. Sulla sinistra è la porzione più antica dell’edificio che ingloba l’antica torre medievale.

Il Casale dal XVIII secolo ad oggi

Nei secoli XVIII-XIX, in coincidenza con la trasformazione dei casali anche in luoghi di soggiorno dei proprietari, furono effettuati interventi di modifica e abbellimento: il Casale di Valle Caia, acquisito dai principi Torlonia venne restaurato ed abbellito, oltreché munito delle due scuderie visibili all’ingresso.

Nel Novecento continuò, per lo meno fino allo scoppio della Seconda guerra mondiale, l’uso agricolo intensivo dell’area, allorquando la porzione a Nord continuò ad essere inclusa nei grandi latifondi terrieri: proprio in questi anni va ricordato il restauro del casale di Cerqueto a mo’ di grande fattoria agricola e l’edificazione di torre Fausta, riserva idrica atta alla conservazione dell’acqua per l’irrigazione dei campi, edificata intorno alla metà del Ventennio con la significativa forma di una torre.

A Sud invece, l’area intorno alle vie di Pescarella e dell’Incastrino all’interno dell’odierno Comune di Ardea, venne espropriata in età fascista dallo Stato Italiano e successivamente rientrò nelle terre appoderate dall’Opera Nazionale Combattenti, che vi edificò una serie di casali consegnati poi alle famiglie colone provenienti dall’Emilia Romagna e dal Friuli, che risultano essere le prime famiglie da cui prese vita la popolazione di Pomezia ed Ardea così come oggi conosciute (fino al 1971 entrambe le città erano incluse nel comune di Pomezia, prima della separazione di Ardea).

Più recentemente, il Casale di Valle Caia è stato oggetto di una interessante operazione imprenditoriale ad opera della famiglia Bizzarri, la quale puntando proprio sulla bellezza dell’area e sulle potenzialità evocative del casale lo hanno riconvertito in una apprezzata location per matrimoni, nota col nome di “Casale 500” individuando cosi una nuova vita per questo complesso monumentale.

Casale 500 location matrimoni

Il Casale di Valle Caia oggi, magnifica location per matrimoni, conosciuta col nome di “Casale 500”, inserita nel 2017 dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo nella dichiarazione di notevole interesse pubblico dell’”ambito delle tenute storiche di Torre Maggiore, Valle Caia ed altre della Campagna Romana nei comuni di Pomezia ed Ardea”.

Ricerca storica realizzata dall’associazione Latium Vetus

Il presente excursus storico è stato realizzato dall’associazione Latium Vetus in occasione della visita guidata avvenuta nel mese di settembre 2019. Ringraziamo l’associazione per il lavoro di ricerca e divulgazione della storia territoriale e per averci messo a disposizione il materiale del presente articolo.

Pre maggiori informazioni sulla storia e cultura territoriale vi invitiamo a visitare il sito dell’associazione www.latiumvetus.it

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